"[...] il mito fa risalire a Saturno la fondazione del "castello di Cronio" alle pendici del Monte; dunque, secondo la leggenda, questa montagna avrebbe addirittura origini divine. È certo, peraltro, che nel periodo precristiano proprio il Monte Pellegrino era considerato un luogo dal forte significato spirituale, rappresentando per tutti una vera e propria montagna sacra. L'idea della sacralità del Pellegrino sarebbe stata particolarmente radicata tra gli abitanti delle comunità che risiedevano nella cosiddetta "Conca d'oro" (la pianura di Palermo), tanto che in epoca punica, all'interno di una grotta situata quasi sulla vetta del Monte venne costruito un altare, dedicato a divinità femminili della fertilità. E non pare un caso che proprio la grotta nella quale venne realizzata questa edicola punica, molti secoli dopo sia diventata il principale luogo di culto del popolo palermitano: quello dedicato alla "Santuzza", Rosalia Sinibaldi, la nobile palermitana vissuta nel XII secolo e dichiarata Santa nel 1629: trasposizione in chiave cristiana della dea dei tempi precedenti.
Peraltro, la grotta che ospitava questo santuario pagano era anche attraversata da una falda acquifera e questo particolare non fece che favorire il convincimento di trovarsi di fronte a un luogo impregnato di spiritualità, anche in ragione della sacralità, attribuita dai pagani al simbolo delle acque. È quasi certo che il culto praticato nella grotta abbia influenzato anche i successivi cristiani, che nel periodo bizantino, all'interno della medesima cavità realizzarono una piccola chiesa con un quadro dedicato alla Madonna: costruzione, addossata proprio all'originaria edicola punica.
Peraltro, la grotta che ospitava questo santuario pagano era anche attraversata da una falda acquifera e questo particolare non fece che favorire il convincimento di trovarsi di fronte a un luogo impregnato di spiritualità, anche in ragione della sacralità, attribuita dai pagani al simbolo delle acque. È quasi certo che il culto praticato nella grotta abbia influenzato anche i successivi cristiani, che nel periodo bizantino, all'interno della medesima cavità realizzarono una piccola chiesa con un quadro dedicato alla Madonna: costruzione, addossata proprio all'originaria edicola punica.
Il Monte Pellegrino venne, dunque, considerato sacro dai palermitani anche dopo la fine del periodo pagano, ma la portata evocativa dei culti precristiani rimase pure in epoca successiva: e infatti, all'interno della stessa grotta sacra le pratiche cultuali proseguirono, pur se nel segno della nuova religione cristiana. Dunque, per gli originari residenti della città e per i primi cristiani la grotta fu il principale luogo di culto della montagna che sovrasta Palermo, ritenuta sacra perché originata da volontà divina. E, a partire dal V secolo d.C., proprio il Monte Pellegrino divenne mèta di decine di eremiti, che scelsero questo luogo isolato come proprio ritiro spirituale. La grotta dentro se stessi - direbbero gli iniziati - in cui chiudersi per ricercare la luce interiore: il v.i.t.r.i.o.l alchemico, tappa iniziale per ogni cammino iniziatico che porti alla conoscenza dell'uomo.
In epoca medievale era opinione diffusa che la montagna di Palermo fosse un luogo propizio per l'illuminazione spirituale, perché - si diceva - conservava un significato sacro, che avrebbe facilitato la conquista della luce. Dunque, appare plausibile che queste idee possano ritenersi come una trasposizione cristiana dell'originario convincimento, secondo cui il Pellegrino sarebbe stato un vero e proprio centro spirituale: un monte sacro, perché prescelto addirittura da un dio, Saturno, come luogo per la propria dimora: un luogo non votato soltanto al culto della Dea, ma in cui l'influenza della Luce fosse ben chiara, in un binomio tra l'elemento Terra e il Fuoco, attraverso il quale la dimensione tellurica fosse semmai strumento per raggiungere più altri traguardi spirituali. Il monte di Palermo, dunque, come axis mundi, ponte che unisce la realtà terrestre e umana con il Divino.
E nei secoli il fenomeno dell'eremitaggio sul Monte divenne particolarmente diffuso, tanto che nel 1162 il Pellegrino fu scelto da Rosalia Sinibaldi come luogo in cui vivere la propria solitudine in preghiera: e la giovane, che successivamente sarebbe divenuta la santa patrona di Palermo, scelse come proprio ritiro la stessa grotta che era stata cara sia ai pagani che ai primi cristiani. Inoltre, proprio all'interno della grotta dove visse e morì Santa Rosalia, nel 1624 vennero rinvenute le sue ossa: a quel tempo Palermo era infestata dalla peste e si decise di portare le ossa di Rosalia in processione per le vie cittadine, perché già allora la nobile palermitana era venerata in tutte le classi sociali. Quell'atto diede gli effetti sperati, perché i compilatori dell'epoca riferiscono che la peste cessò immediatamente dopo che erano state portate in processione le reliquie della giovane, che dopo tre anni fu ufficialmente dichiarata santa e divenne la protettrice della città. Da allora la grotta del Pellegrino è stata ribattezzata "grotta di Santa Rosalia" e da secoli è considerata il luogo più sacro di Palermo, tanto che, anche ai giorni nostri, in occasione della Festa della Patrona migliaia di palermitani la raggiungono a piedi, attraverso il vecchio sentiero che dalle pendici del Pellegrino giunge alla sua vetta". [di Alberto Samonà, tratto da HIRAM 1/2002]
In epoca medievale era opinione diffusa che la montagna di Palermo fosse un luogo propizio per l'illuminazione spirituale, perché - si diceva - conservava un significato sacro, che avrebbe facilitato la conquista della luce. Dunque, appare plausibile che queste idee possano ritenersi come una trasposizione cristiana dell'originario convincimento, secondo cui il Pellegrino sarebbe stato un vero e proprio centro spirituale: un monte sacro, perché prescelto addirittura da un dio, Saturno, come luogo per la propria dimora: un luogo non votato soltanto al culto della Dea, ma in cui l'influenza della Luce fosse ben chiara, in un binomio tra l'elemento Terra e il Fuoco, attraverso il quale la dimensione tellurica fosse semmai strumento per raggiungere più altri traguardi spirituali. Il monte di Palermo, dunque, come axis mundi, ponte che unisce la realtà terrestre e umana con il Divino.
E nei secoli il fenomeno dell'eremitaggio sul Monte divenne particolarmente diffuso, tanto che nel 1162 il Pellegrino fu scelto da Rosalia Sinibaldi come luogo in cui vivere la propria solitudine in preghiera: e la giovane, che successivamente sarebbe divenuta la santa patrona di Palermo, scelse come proprio ritiro la stessa grotta che era stata cara sia ai pagani che ai primi cristiani. Inoltre, proprio all'interno della grotta dove visse e morì Santa Rosalia, nel 1624 vennero rinvenute le sue ossa: a quel tempo Palermo era infestata dalla peste e si decise di portare le ossa di Rosalia in processione per le vie cittadine, perché già allora la nobile palermitana era venerata in tutte le classi sociali. Quell'atto diede gli effetti sperati, perché i compilatori dell'epoca riferiscono che la peste cessò immediatamente dopo che erano state portate in processione le reliquie della giovane, che dopo tre anni fu ufficialmente dichiarata santa e divenne la protettrice della città. Da allora la grotta del Pellegrino è stata ribattezzata "grotta di Santa Rosalia" e da secoli è considerata il luogo più sacro di Palermo, tanto che, anche ai giorni nostri, in occasione della Festa della Patrona migliaia di palermitani la raggiungono a piedi, attraverso il vecchio sentiero che dalle pendici del Pellegrino giunge alla sua vetta". [di Alberto Samonà, tratto da HIRAM 1/2002]
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